giovedì 24 gennaio 2013

Roma caput romani populi

Ho letto l'articolo di un archeologo sul "Fatto Quotidiano", che parlava di Roma. Diceva, tra le altre cose, che il suo patrimonio artistico enorme, a volte è un danno per la città piuttosto che un vantaggio:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/23/colosseo-perde-pezzi-e-anche-roma-non-si-sente-tanto-bene/478371/

L'articolo è molto interessante, ma non coglie il problema più evidente di Roma.
Quello che vedo, da romano, è che la città di anno in anno si spersonalizza sempre di più. Nelle zone più belle della città i turisti sono più numerosi dei romani, e gli ex abitanti del centro sono sempre più costretti a occupare le periferie. La città è viva se chi la abita è viva. I trasteverini muoiono, ma Trastevere continua a esistere, come scenografia di sé stessa. La ricostruzione in studio che ne fa Fellini in "Roma", è molto più viva del presepio trasteverino che vediamo ogni giorno. Persino la camminata romana ciondolante e unica, è stata sostituita dalla marcia turistica, efficiente e riconoscibile in ogni angolo di mondo.
Inoltre la città è molto più povera di iniziative culturali rispetto alle sue "pari" europee. Tutto ciò credo avvenga anche perchè le rovine romane sono gratis per chi governa la città, e più una città è "bella" di suo, più non ha bisogno di idee per rendersi interessante. Per esempio Pompei, grazie alle sue rovine, può permettersi di essere orribile subito fuori le transenne che le proteggono, senza perdere neanche un turista. E così Roma. Ora si risolverà sicuramente il problema del colosseo che perde i pezzi, di cui parlava l'archeologo nell'articolo, ma come ritrovare i pezzi di noi romani sparsi per le periferie del tempo?
Del resto la colpa è anche nostra, abituati da millenni a delegare a qualunque potente, locale o straniero, la sorte della nostra città.